La presente opera, come la precedente, “Prima la conoscenza… poi arriva la fede I”, intende relazionarsi con il lettore per comprendere l’importanza della fede. Dio ci chiama, Dio chiama tutti gli uomini per nome: essi devono solo rispondere a tale chiamata. Senza la fede, però, non può esserci risposta alcuna, così come non si può avere conoscenza di Dio. L’uomo senza Dio si perde nel nulla, perde la possibilità della propria beatitudine e forse anche la propria santità. Possibilità, appunto, che non possono avverarsi senza la conoscenza di Lui. È impossibile dimostrare la fede. Dio si è fatto uomo per farsi comprendere dagli uomini. È venuto per trasmetterci l’insegnamento più importante, quello fondamentale, grazie al quale poter seguire il cammino di Salvezza e arrivare al Regno del Padre. La fede è la risposta alla chiamata del Signore! Questo libro e il precedente nascono dall’esigenza di far presente ai vari contesti sociali in cui viviamo una Realtà che da molto tempo sembriamo voler evitare: noi stessi… Sì, noi stessi, perché solo accanto a Dio riusciamo a esserlo. Dio non può essere ridotto a una semplice nozione o a mero pensiero: Egli è la coscienza che l’io ha di sé come soggetto. E la coscienza, paragonata da Plotino alla luce che si rende visibile nel far vedere, produce consapevolezza, tramite la quale ci rendiamo conto di agire più o meno correttamente. Da questa forma di auto-intuizione occorre risalire più in alto, fino all’Assoluto, ovvero l’origine suprema e ineffabile dell’autocoscienza. L’autocoscienza rappresenta un tema di rilievo nell’ambito della riflessione cristiana perché vista, appunto, come la manifestazione più diretta e immediata di Dio, che, secondo il Cristianesimo, alberga nell’interiorità di ogni essere umano: diventare coscienti di sé significa diventare coscienti della voce divina. Sant’Agostino, rifacendosi a Plotino, scrive nelle sue Confessioni: “E vanno gli uomini a contemplare le vette delle montagne, gli enormi flutti del mare, le lunghe correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri, e non pensano a se stessi”. Egli mise in risalto Dio come Soggetto, ribadendone la presenza nel nostro più profondo io e il ruolo fondamentale nel pensiero, quale condizione del suo costituirsi e sua meta naturale. Dopo sant’Agostino l’autocoscienza andò identificandosi con la seconda persona della Trinità: il Figlio Unigenito, attraverso cui il Padre si rivela.